Il dottor Franken era lì che sistemava, manipolava, giocava con i pulsanti, le provette, i becher e quant’altro. La signorina Gustava stava a osservarlo, completamente perduta e asservita al suo fascino.
Nascosta dietro lo stipite, poteva osservare solo le spalle coperte dal camice bianco, che venivano continuamente stimolate perché il professore era uno che si muoveva e smanettava, tanto.
“Finalmente ce l’ho fatta” dichiarò infine il professore, mettendosi le mani sui capelli, in un modo non propriamente igienico ma che a Gustava piaceva tantissimo.
“Che…” esitò lei. Poi, entrò.
“Che cosa è riuscito a fare oggi, professore?” chiese, procedendo a piccoli passi come se avesse paura anche dell’ombra del professore. Era combattutissima, perché voleva tanto calpestarle e lasciarsi rapire, ma voleva anche sprofondare e non farsi vedere poiché assoggettata da quel carattere dominante.
Infine, Franken si voltò. Era raggiante, famelico, veramente euforico.
“Mia cara Gustava, la chiave sono stati i sette minuti” esordì, con la sua voce molto profonda, che in lei toccava tutte le corde del cuore neanche fosse una vecchia canzone acustica da suonare nei falò. In effetti, l’innocenza sulle sue gote era ancora ben visibile. Poi accadde: Franken incrociò il suo sguardo e lei fu talmente rapita che pensò d’improvviso che avrebbe tanto voluto respirare piano, con lui, in una cantina buia.
“… oggi è un grande giorno per il mio laboratorio” disse, allargando le braccia, come se avesse voluto abbracciare quei trabiccoli tutti assieme. “Guardalo. Funziona tutto alla perfezione, e questo grazie anche al tuo indefesso impegno”
“G-grazie” biascicò arrossendo l’altra.
“Gustava cara, mi hai chiesto che cosa è successo oggi pomeriggio, e mai domanda fu meglio accolta di questa. Bisogna chiedercelo, bisogna domandarcelo, interrogarci persino, perché oggi è un giorno di festa, là dove, un domani, decine di danzatori balleranno a piedi nudi su bracieri ardenti”
“E d-dunque, cosa è successo?” insisté lei, arrossendo piena nell’immaginarsi Franken ballerino in tale foggia.
“Mi è venuto un uovo sodo perfetto” scandì lo scienziato. “Sette minuti dopo l’ebollizione. Vieni ad assaggiarlo”