Accidenti, ancora una volta ho dimenticato l’ombrello e diluvia!
Vedo di cercare un riparo, altrimenti qui finisce male, sono uscito da poco dall’influenza e quindi non vorrei passare altri due giorni a letto, altrimenti chi lo sente il capo?
Sono in un parco in questo momento, e una ragazza attira la mia attenzione.
Mentre corro e il vento proveniente da ovest mi sferza la faccia peggiorando la mia vista, quella ragazza coperta da un impermeabile che le copre la faccia mi cattura come se non avessi niente di meglio da fare.
È vero, il fatto che singhiozzi non mi giustifica dal fatto che mi sia fermato senza apparente motivo, ma sento che lei ha il bisogno di qualcuno in questo momento, come ne ho avuto bisogno io qualche tempo fa.
È una specie di empatia che ci lega, in questo momento.
Mi faccio avanti, conscio che lei potrebbe pensare di tutto nei miei riguardi.
“Serve aiuto?” chiedo gentilmente, una ragazza in difficoltà con questo tempaccio è la cosa peggiore che potessi vedere.
Lei alza lo sguardo, ma non sembra arrabbiata.
Avevo ragione: mi stava implorando di aiutarla, quei suoi occhi castani, brillantissimi eppure vuoti se non di lacrime, tradivano emozioni drammatiche.
“T-ti prego” mi dice con voce spezzata. Quando non era triste aveva una voce bellissima.
Ecco che prosegue “D-dammi una mano a ricomporre la mia vita”.
Mi gratto la nuca un po’ frastornato. Deve essere proprio a pezzi per chiedere aiuto a uno sconosciuto, così, incurante del maltempo, decido di sedermi accanto a lei e ascoltare la sua storia.
“Che cosa ti è successo?” le chiedo. “Una ragazza carina come te, come può isolarsi e far finta che tutto vada bene trovando consolazione solo nella pioggia?”
“Beh, ecco..” mi rispose, asciugandosi le lacrime per poter parlare meglio “P-per tredici anni ho inseguito un sogno, sposarmi con lui, quel bastardo.
Ci eravamo incontrati durante la scuola superiore, e andava tutto bene, ci siamo fidanzati e progettavamo una grande vita insieme, eravamo perfetti…” all’improvviso la sua voce si spezza un’altra volta.
Ma io ero rapito dal suo racconto “E poi? Che cosa è successo?”
“Sai? Avrei dovuto sposarmi domani, sennonché h-ho…. Ho trovato… HO TROVATO QUEL BASTARDO A LETTO CON LA MIA MIGLIORE AMICA!” e scoppiò di nuovo in lacrime.
Dopo una piccola pausa nella quale ero immerso dai miei pensieri e la pioggia battente, lei proseguì, ormai un fiume in piena “Tredici anni… T-tredici fottutissimi anni… non credevo ci fossero uomini così maiali”
Ora come ora non so cosa dire per difendere il mio genere, e la domanda che sto per porre di certo non aiutava, ma più che altro è il mio istinto a guidarmi “Non era una scappatella di una notte, vero?”
Lei mi guarda dritto negli occhi “N-no… si frequentavano da più di un anno, da quando lei era tornata dall’America per prendere la laurea ad Harvard e intraprendere una carriera dirigenziale in qualche campo… d’altra parte, anche lui era invischiato in queste cose… m-.mentre io… io chi sono? Da dove vengo?” e torna a riporre il suo volto sofferente fra le mani.
Dopo quest’altra pausa, ripeté “Aiutami a ricomporre la mia vita” .
Questa frase le piace parecchio, eh? Però mi colpisce alquanto.
“Sai, anch’io esco da una storia simile alla tua“ le rispondo allora, guardando il cielo grigio come le nostre due anime “Lei mi aveva promesso che non ci saremmo mai lasciati… e invece…”
La ragazza attese, poi incalza come ho appena fatto io “E invece?”
“E invece se n’è andata, anche lei col mio amico, proprio nel momento in cui avevo bisogno di loro hanno fatto i bagagli e si sono trasferiti in Francia senza nemmeno una parola in cerca di chissà cosa. Adesso sono io a cercare… chissà cosa” , sospiro. Tenendo il capo all’insù in quel modo, è chiaro che prima o poi una goccia mi sarebbe caduta negli occhi.
“Ah, caspita. Maledizione, ho anche dimenticato l’ombrello” commento, cercando di riacquistare la vista.
“Lascia perdere, ti aiuto io” mi risponde comprensiva, cercando un pacchetto di fazzoletti dalla sua borsa “Sai, sei stato molto gentile a fermarti. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, ma oggi come oggi non sono molti quelli che si fermano per ascoltare”
Rimango colpito da quell’affermazione e decido di rispondere con sincerità “È vero. All’inizio, anch’io non volevo fermarmi, ma poi ho avuto pietà di te, tutta sola con questo tempaccio. A proposito, ma come ti chiami?”
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Ricordo che quel giorno pioveva e tirava un forte vento dell’ovest. Non sapevo se pensare se il tempo si prende gioco di me o vuole riflettere ciò che provo in questo momento.
Ma in quel momento non aveva più importanza.
Nulla avevo più importanza.
Se mi fossi ammalata, o fossi morta qui da sola di fame e di stenti.
A chi sarebbe importato?
La mamma che mi diceva di sistemarmi perché non avrebbe potuto vivere per sempre ricordando mio padre morto di quel maledetto tumore curato male, il mio fidanzato quasi marito che se la faceva con quell’altra stronza che non posso nemmeno più nominare.
Decisi di correre in preda alla disperazione, lo facevo anche nelle belle giornate. L’ho sempre trovato il modo migliore per sfogarmi e riordinare le idee.
Però non l’avevo mai fatto in piena tempesta e in mezzo a tutta quella gente indifferente che cerca un tempo che non c’è.
La mia fuga dalla realtà, mentre nella mia mente ripercorrevo l’ultima mezz’ora della mia vita; io che tornavo a casa dal mio turno di lavoro, giravo la chiave nella toppa, ti chiamavo con il solito vezzeggiativo prima di buttarmi sul letto in preda alla stanchezza per poi vedere quello che non avrei mai dovuto.
E andava avanti da un anno e mezzo!
Costretti alla realtà mentre vi rivestivate, vi ho fatto sputare tutto.
E domani avremmo dovuto sposarci.
Buffo no? Ti sei portato ‘’avanti con il lavoro’’; invece di trovare l’amante dopo, l’hai fatto prima.
Ma chissà quante ne hai avute prima di lei.
E ora sono qui, il matrimonio mandato all’aria e la mia vita appena entrata in una voragine dalla quale sarebbe stato impossibile uscirne.
Chissà cosa pensavo, mentre decisi in quale panchina del vasto parco della mia città sedermi; a riversare tutte le lacrime mentre la gente di fronte a me passeggiava indifferente in cerca di un riparo o di affrettare il passo prima di tornare a casa.
Una sola persona mi ha incuriosito più delle altre: tu.
Tu che ti sei fermato pur non volendo, vedendomi in difficoltà.
Certo, lì per lì pensai che volevi solo rimorchiarmi approfittando della mia vulnerabilità, ma andando avanti nel mio raccontare la mia deprimente vita, capii che non eri come gli altri.
I miei sospetti sin confermarono nel momento in cui tu stesso ti sei aperto con me -presumo che non l’abbia fatto con nessuno- e hai scambiato una goccia di pioggia per lacrima, da vero uomo.
Poi ti dissi il mio nome, certa che non saresti scomparso come quell’altro stronzo.
Abbracciata al mio cuscino, sto ascoltando i Modena City Rambles, per inciso In un giorno di pioggia.
“Mi hai preso per mano portandomi via…”
Già.
Quel giorno hai deciso di porgermi la tua mano come un buon samaritano.
E l’hai fatto fino alla fine.
L’avresti fatto ancora per un po’, ma gli ubriachi sono ovunque, il sabato sera e sull’asfalto.
/////
Sai, mi dispiace.
Dopo quel giorno, trovai in te degli aspetti che non pensavo avessi mai trovato in una ragazza, e in effetti non capisco come il tuo ex ti abbia tradito così, e dire che ti conosceva da tredici anni.
Ho cercato di fare del mio meglio, ma non so se sono riuscito a ricomporre del tutto la tua vita, ma forse non era possibile.
Credo però di aver colmato parte del tuo buco.
Stai ascoltando i Modena City Rambles, eh? Forse è il mio gruppo preferito.
“È in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell’ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti…”
Te la ricordi, vero? La nostra canzone.
Calza proprio a pennello con quel giorno in cui i nostri destini si sono incrociati.
Non mi sono mai pentito di essermi fermato, e questo è merito tuo.
Ma purtroppo. Dio ha deciso che il mio compito sarebbe terminato prima dei nostri desideri.
O forse sono io che avrei dovuto stare più attento.
Però ti prometto che anche così, non rinuncerò a prenderti per mano portandoti via.