Il sale e il sangue/36

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Prima di iniziare la lettura del capitolo, voglio solo spendere due parole per farmi da solo gli auguri di buon compleanno. +29, aspettando la sentenza di Calciopoli che me ne tolga due ed io possa aspettare sei anni per conquistare il trentesimo ❤

 

Che il tempo fosse relativo era un principio che conoscevano tutti i visitatori del Nonmondo. Su tutti, Steven Blackfield sapeva che potevano passare poche ore durante un arrembaggio e non sentirle affatto, tuttavia in quel momento quelle stesse poche ore stavano durando un’eternità.

Il clima, in quella distesa nera e buia, fatta solo di tronchi secchi e un prato malaticcio, poteva passare dal caldo al freddo all’umido pioggia fangosa. Stavano camminando… da quanto tempo? E perché Snejder non capiva che il suo era stato un sacrificio necessario?

Secondo lui il suo atteggiamento stava cambiando rapidamente, accentrandosi su se stesso e facendo finta di stare vicino ai suoi compagni, quando invece era distante con la testa e col cuore. Blackfield, tuttavia, pensava che fosse una stupidaggine.

Ciascun membro della sua ciurma avrebbe dovuto essere felice che il suo capitano fosse stato scelto dagli Dei per la loro missione. Eppure non era così, persino Josephine lo stava guardando con sospetto, eppure lei stessa doveva sapere quanto fosse importante il fatto che lui era rimasto immobile mentre Snejder agonizzava sotto i ferri.

“Ci siamo” annunciò a un certo punto Lin, gridando. Si trovava molto distante da lui, alla sua sinistra. Da quello che riusciva a vedere a causa della nebbia, avevano trovato un’altra casa, che sembrava identica all’abitazione della Prudenza, sempre che un Santo del genere si accontentasse di una baracca.

Eric Van Jeger e i suoi andarono verso la casa per primi, mentre lui rimaneva fermo. Per un attimo, sentì un dolore al petto che niente aveva a che fare col fisico, ma con l’anima.

“Cosa fai? Non vieni? Non sei tu quello che vuole diventare immortale?” chiese freddamente Josephine, tenendosi a debita distanza.

Era vero. Erano entrati nel Nonmondo perché Lin, Hiroshi e Chang desideravano dare l’immortalità al loro capitano, l’eroe della Battaglia dell’Aurora.

Tuttavia, dentro di lui sperava di poter tornare indietro in quei giorni, dove tutti lo amavano e avevano combattuto come un sol uomo, portandoli alla vittoria, una vittoria insperata.

E se avessi perso?

Blackfield perse un battito.

Infine, entrò anche lui nella baracca, che sembrava totalmente vuota. Poi vide Hiroshi scostare un tappeto molto lercio e rivelare una botola.

“Secondo il nostro libro non troviamo le indicazioni per le uscite, ma secondo noi il secondo livello si trova proprio qui. La testimonianza dell’autore, che giace accanto alla Prudenza, ancora una volta si è rivelata decisiva” dichiarò Chang.

“Come mai prima non avevate idea di dove andare, e adesso viene fuori una botola?” chiese Copperfield.

“Ci sono pagine che non avevamo ancora tradotto, peraltro altre pagine bianche si stanno colorando adesso” rispose tranquillamente Lin. “Inoltre, siamo noi le guide, no?”

Copperfield rimase scettico, così decise di sussurrare i suoi dubbi a Eric.

“Stanno cercando di fotterci tutti. E se fosse un piano di Blackfield?”

Eric scosse la testa. “E come ti spieghi la donna chiamata Prudenza? Chi mai resterebbe in un luogo del genere solo per un piano che sarebbe anche potuto non andare in porto?”

“Tutto è possibile. Quell’uomo è un demonio. Hai visto com’è rimasto impassibile mentre il suo vice perdeva un braccio?”

Eric non riuscì a rispondere. Vide che Nick era già sceso. C’erano molti segreti, e Eric pensò che altre novità sarebbero venute fuori in quello che si stava rivelando un viaggio dentro le coscienze di tutti: Patrick pensava ancora a ciò che gli era successo prima di partire con lui, Copperfield si stava dimostrando saggio e attento ai dettagli, Mary… forse era meglio non pensare a lei. Quanto a Nick, aveva dimostrato un grande talento e del coraggio, nel tagliare il braccio a un suo nemico, per salvargli la vita. Non aveva idea che tutte le persone che aveva scelto potessero avere così tante qualità.

La scalina fu estremamente breve, proporzionata alla prima, che era stata interminabile.

Il Secondo Livello del Nonmondo era esattamente come il primo: il luogo non sembrava minimamente cambiato, eccezion fatta per quello che sembrava un monte in cui alla base era stata scavata una grotta.

“È molto più piccolo questo livello” osservò Mary. “Immagino che dobbiamo entrare dentro la grotta nera e puzzolente?”

Eric, non appena la ragazza ebbe commentato il cattivo odore, annusò anche lui e si sentiva benissimo l’odore di sudore, sangue e forse anche qualcosa di putrefatto.

Fu il primo ad entrare, seguito a ruota dai tre occidentali, i quali cercavano ancora di tradurre qualcosa dal testo che avevano in mano. Secondo Frank erano solamente scarabocchi e tutto quello era solo un grande piano di Blackfield per ucciderli tutti. Però, la Prudenza l’avevano vista tutti e lui temeva non poco cosa avrebbero visto al secondo livello.

Alla fine della grotta c’era un grande spiazzale che terminava con un trono su cui era seduta una seconda donna, simile alla prima, ma dagli occhi grigi e i capelli neri. Teneva in mano una bilancia, e ai lati aveva due uomini a petto nudo che le davano del fresco facendo sventolare quelli che sembravano ventagli.

“Benvenuti” disse lei, dimostrando una voce più acuta della compagna precedente. “Io sono la Giustizia, colei che dà voce a chi soffre e punisce gli imbroglioni. Sono qui per…”

“Aiutateci!” esclamò una voce sulla destra.

“Avevo detto che non avreste dovuto parlare! Non costringetemi a essere severa, non mi piace uccidere bambini”

“Bambini?” chiese Josephine. “Ah!”

Tutti guardarono i due ragazzini, che legati avevano lanciato quell’appello. Sembravano identici, se non fosse stato per il sesso. Uno era un maschio, dalle lentiggini e i capelli lunghi, e aveva una faccia smunta e trascurata. L’altra era una ragazza, esattamente identica sin nei capelli rossi e gli occhi castano scuro, ma l’aria più impaurita.

“Non farai più del male a questi ragazzi!” esclamò Mary, ponendosi davanti a loro e allargando le braccia. La Giustizia rise.

“E chi vuole far loro del male? Là fuori è pericoloso, li ho legati perché ho paura che escano e vengano morsi dai Lupi Mannari!” dichiarò, ma Eric ebbe la sensazione che stesse mentendo e ci fosse un altro motivo dietro.

“Come siete finiti nel Nonmondo?” chiese a un certo punto Chang.

“Mi chiamo Sigfrido” disse il ragazzo “e lei è mia sorella gemella Desdemona. Non ricordo come siamo finiti qui, andavamo spesso al mare a pescare i polpi, quando forse una corrente un po’ più forte ci ha trascinato non so dove. È buio da giorni, forse, ma non so neanche quanto tempo è passato… mamma e papà ci staranno cercando!”

“Il Nonmondo ha molte porte” disse la Giustizia. “E questi due ragazzi hanno davanti a loro un nobile futuro, chiaro come le vesti che porto. Nel frattempo, si faccia avanti chi desidera ricevere l’immortalità”

Steven Blackfield prese la parola. “Ho pagato a caro prezzo la prova della Prudenza. Cos’ha da dirmi la Giustizia?”

“È molto semplice. Adesso metterò su questo altare” un terzo uomo apparve praticamente dal nulla per poggiare una colonna di gesso davanti al trono “la mia bilancia. Come sai, Steven Blackfield, misuro ogni cosa con la bilancia della mia giustizia, che è neutrale e scevra da ogni pastoia umana. Metterò in un piatto ciò che hai dato e nell’altro ciò che hai ricevuto. Se i due piatti saranno pari, avrai superato la prova”

Steven rispose, sudando freddo. “E se uno dei due supera l’altro?”

La Giustizia disse “Sei curioso, eh? Lo scoprirai a tempo debito”

Detto quello, si alzò dal trono e poggiò l’oggetto in ferro che aveva fino a quel momento tenuto in mano. Stese la stessa mano sulla bilancia e pronunciò qualche parola in una lingua sconosciuta a tutti, ma i tre occidentali intuirono che si trattava del modo di leggere i caratteri incomprensibili del libro.

Non sembrava cambiato nulla sulle prime, e ciò indusse Blackfield a tirare un sospiro di sollievo. Improvvisamente, però, il piatto alla sua sinistra cadde inesorabilmente, sollevando dunque l’altro. La Giustizia ridacchiò e per un attimo Steven credé che anche Snejder se la stesse ridendo.

“Hai ricevuto molto più di quanto hai dato” dichiarò la Giustizia. “È una sentenza che ti aspettavi?”

“Sono il Prescelto degli Dei” rispose Blackfield, guardando con disprezzo la bilancia. “Non sarà un oggetto mal funzionante a farmi cambiare idea”

“Ebbene, qui esiste un solo Dio” rispose la Giustizia “e a questo Dio piace che il dare e il ricevere siano uguali. Che cosa darai, Steven Blackfield, perché tutto ritorni al proprio equilibrio?”

L’uomo non seppe che cosa pensare. Che cosa avrebbe potuto dare? Guardò Snejder, che sembrava parecchio divertito. Non si sarebbe mai abituato alla mancanza di un braccio.

Dunque, arrivò la risposta, da sola nella sua mente: il suo migliore amico aveva dato un braccio per lui, nonostante stesse nutrendo dei dubbi per lui. Sarebbe stato in grado di dare lo stesso?

“Dovrò dare… un braccio?” chiese Blackfield alla Giustizia. Lei non disse nulla, continuando a osservarlo penetrandogli l’anima.

Blackfield non poteva fare a meno delle braccia, gli servivano per nuotare, per uccidere, per stringere forte Josephine e tutte le altre donne che in vita sua aveva messo nel suo letto e che probabilmente aveva intenzione di continuare a fare.

“In cambio dell’immortalità, darò in cambio questo”

Eric non lo vide, ma Blackfield aveva tolto dal suo collo una collana.

“È l’unico ricordo che ho di mia madre” dichiarò. “La metterò sul piatto della bilancia, in modo che tutto si appiani. È stata mia madre a darmi l’amore per il mare, mia madre che ha fatto di me ciò che sono, mia madre che…”

Si interruppe, perché la sua voce si incrinò. Allora mise quella collana, che Eric pensò essere un pezzo della sua anima o ciò che era stato durante la sua infanzia nell’entroterra, sul piatto della bilancia rimasto in alto. Si abbassò lentamente, ma non bastava per far sì che fosse pari.

La Giustizia osservò ciò che era accaduto e dichiarò in tono solenne “Devi dare qualcos’altro. Ciò che hai fatto è un gesto prezioso quanto doloroso, ma non abbastanza. Evidentemente, il mio Dio pretende qualcos’altro da te, qualcosa che ti faccia uscire fuori dalla tua mentalità e che forse avevi acquisito, ma hai dimenticato. Sai che cos’è?”

Steven deglutì.

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