Il sale e il sangue/07

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Eric, soprannominato il Cacciatore, era ancora una volta a colloquio con Re Taddeus, che lo guardava ansioso.

“Avete già delle novità da comunicarmi?” chiese il Sovrano. “Vedete bene che, essendo un Sovrano, ho anche molti compiti da svolgere. Inoltre, il periodo in questo momento è molto delicato e non posso distrarmi per lunghi periodi. Tuttavia, avete sempre il permesso di conferire con me tutte le volte che vorrete”

“Non disturberò per troppo tempo la Vostra signoria” disse Eric tranquillamente “e verrò subito al dunque. Ho qui una breve lista di ciò che mi serve per la goletta che ho scelto, onde salpare il prima possibile”

Consegnò un foglietto, che il Re guardò per un istante. Il Cacciatore proseguì.

“Mi serve avere l’esatta ubicazione di tutte le grotte del Regno e inoltre devo fare una domanda”

“Vi ascolto”

Taddeus aveva notato il tono serio dell’interlocutore e aveva anche il sentore di ciò che stava per accadere: stava per chiedergli come mai ci fosse Blackfield in persona in piena piazza, non visto e con almeno un accolito a fargli compagnia. Lui non aveva una risposta, anche perché in mancanza di soldati, tutti impegnati a controllare la rivolta che serpeggiava nei paesi più lontani, molte azioni che venivano richieste, come il controllo severo delle porte della città, non potevano più essere eseguite con dovizia. Tuttavia, non poteva dirgli la verità.

“Esiste un Nonmondo nel vostro regno?”

Taddeus venne spiazzato da quella domanda. Il Cacciatore era famoso per il suo equilibrio nel senno: come mai quella domanda che sembrava totalmente insensata?

“Mio fratello” rispose il Re “metteva le camicie di forza a chi spendeva le proprie parole per il delirio. Io ho adottato un’altra politica, ma… mi state mettendo paura. Che cos’è il Nonmondo?”

Eric capì che era sincero. Sospirò, e tornò a guardare il foglio che aveva lasciato sul tavolo.

“Partirò non appena avrò sulla mia goletta quanto richiesto” disse infine. Taddeus incrociò lo sguardo del suo interlocutore e tornò a supplicarlo con quel tipo di linguaggio.

“Avete la mia benedizione, e credetemi, lasciatemela impartire. Purché mi portiate Blackfield, vivo o morto”

Eric seppe che forse era l’ultima volta che vedeva il Re prima di partire. Indossò il mantello bucato e, sapendo di dover ancora rispettare le ore di solitudine che la situazione richiedeva ai suoi due nuovi membri dell’equipaggio, decise di andare a reclutare altri due componenti.

Uscendo dal palazzo reale, considerò gli ultimi giorni. Era stato colpito alla spalla, aveva visto morire la moglie di un membro del suo equipaggio, aveva strappato a un padre sua figlia e aveva preteso da un Re un sacco di provviste e armamenti.

Tutto questo, ancora prima di partire.

Mentre era sovrapprensiero, si scontrò con un uomo robusto, che stava trascinando una carriola. Non ci aveva fatto caso, quella via era piena di gente che andava e veniva, essendo la via principale, che collegava la piazza del Palazzo al porto.

“Ehi! Guarda dove metti i piedi!” lo ammonì furibondo.

Eric guardò meglio chi aveva infastidito. Era alto, più di lui. Portava una benda sull’occhio destro e sembrava molto forte. Di sicuro, il Cacciatore non avrebbe mai saputo portare una carriola piena di merce come quella che aveva davanti senza accusare la fatica.

Il fatto che fosse cieco da un occhio poteva essere un problema? Eric si disse di no. Aveva già chi sapeva tirare con la pistola.

“Un momento… voi siete il Cacciatore, vero? Colui che ha parlato al popolo l’altro giorno!” proseguì l’uomo misterioso. Non aveva più nessun rancore.

“Sì, sono io. Cosa stai portando con te?”

L’uomo scrollò le spalle e avvicinò la carriola per farne vedere il contenuto. “Niente di particolare” disse. “Per uno come voi, sempre abituato a rischiare la vita, parrà strano un uomo che porta da mangiare alla sua famiglia, trasportando solamente pesce e verdure”

Eric invece vide un buon numero di provviste, al di là di quello che lui aveva detto. Così fece l’unica domanda che dovesse fare: “Hai preso tutto tu?” chiese, controllando ogni foglia e annusando il pesce.

“Sì, ho alcune conoscenze al porto e sono abbastanza bravo nel mercanteggiare. Così ho ottenuto tutto quanto a poco prezzo”

Eric aveva contato altri due membri per il suo equipaggio. Un posto era già stato preso. Sentì dentro di lui che fosse l’uomo giusto.

“Come ti chiami? Vorresti prendere il mare insieme a me e appendere Blackfield alla forca?”

L’uomo rimase scosso da quella proposta. Il Cacciatore forse non aveva inteso che avesse famiglia, e prendere una decisione come quella su due piedi non era semplice.

“Mi piacerebbe tantissimo, ma non posso farlo” disse lui, evitando di presentarsi. Si sorprese del suo tono di voce, che rischiava di spezzarsi ad ogni sillaba. “Tuttavia, se ti serve qualcuno di forte come me e abile nel raccogliere provviste, posso invitarti a casa mia e convincere Patrick, mio figlio, a partire”

Pensò che avere una bocca in meno da sfamare fosse molto comodo. In quel modo avrebbe dato il contributo alla causa e Patrick…

Probabilmente non sarebbe partito. Non volle pensarci.

“Va bene. Fammi conoscere Patrick” disse il acciatore, ed insieme salirono verso la piazza del Palazzo, la sorpassarono per inforcare una via nascosta, girare a destra due volte e confluire in un’altra via principale. Percorsero ancora altri passi fino ad arrivare in una casa con giardino, a differenza degli edifici attorno che erano semplicemente stipati l’uno accanto all’altro.

“Per quale motivo non avete una casa fuori dalle mura, e avete invece un giardino in città?” chiese Eric, perplesso.

L’uomo, il padre di Patrick, stava già oltre passando lo steccato. “Re Taddeus ha convocato tutti i proprietari della case fuori dalle mura trasferendoli forzatamente in città, per motivi di sicurezza dati i tempi bui che  preannunciano una guerra civile”

A Eric risultava che Re Taddeus stava cercando di risolvere la crisi politica con la diplomazia, in modo da posticipare il più possibile la guerra. Tuttavia, aveva anche chiuso i suoi cittadini entro le mura, come se non credesse neanche lui in ciò che stava cercando di fare.

In ogni caso, lui non poteva aiutarlo, o meglio, non sapeva se uccidendo Blackfield avrebbe davvero risollevato le sorti di quel Regno. Del resto, quella missione era scesa sul personale, dopo essere stato colpito alla spalla. Infine, non si capacitava come Blackfield fosse , in persona, davanti a lui, ed era stato anche capace di sparargli…

Eric tornò al presente. La casa che gli si poneva davanti era diversa dai soliti edifici quadrati a tre piani che erano lì tutt’attorno. Aveva il tetto spiovente e i muri erano stati dipinti di un giallo vivo. Il giardino era molto curato, e in un angolo fioriva un albero di limoni.

Ad accoglierli c’era Clarissa, la moglie dell’uomo che aveva incontrato. Li fece accomodare nell’unica stanza che avevano, a parte la cucina e un bagno. Tre piccoli discoli andavano e venivano rincorrendosi e lanciandosi addosso giocattoli anche contundenti.

“A cosa dobbiamo questa visita tanto importante?” chiese Clarissa, una volta servito il tè per tre persone.

“Ho chiesto al Cacciatore se potesse portare con sé Patrick, amore mio”

Clarissa affondò la sua faccia fra le mani, in modo che il Cacciatore potesse vedere solamente la chioma rossiccia.

“Gli… gli hai anche detto che Patrick…?” esitò lei.

“No, non ancora. Ma si tratta del Cacciatore, si riavrà sicuramente”

“Di che cosa state parlando?” chiese Eric.

“Patrick si trova a letto da mesi. Non si alza mai, mangia di rado e spesso si lamenta di notte. Non sappiamo cosa gli sia successo e l’unica cosa che riesce a dire è sono inutile” spiegò Clarisse, molto velocemente, come se stesse togliendo un animale orrido dalla bocca.

Eric aveva sentito parlare di un morbo del genere, ma nessuno aveva ancora trovato alcuna soluzione. Ricordò di quella volta che aveva dovuto trovare il colpevole dell’omicidio del Primo Ministro di un Regno che non ricordava, e l’unico testimone aveva gli stessi sintomi.

“Fatemelo vedere” chiese dunque il Cacciatore alla coppia e, evitando i mocciosi che ancora si rincorrevano, salirono al primo piano.

La camera da letto di Patrick era quasi vuota e buia. Eric, dopo aver superato la sorpresa dovuta alla puzza di chiuso e sudore, notò una sorta di rigonfiamento sul letto che comunicava la presenza di una persona, che non voleva vedere l’unico spiraglio di luce che emanava la porta appena aperta.

“Patrick” chiamò sommessamente la madre di lui “c’è il Cacciatore che vuole parlarti”

“Umpf” mugugnò il ragazzo dall’altra parte della coperta. Eric non era esattamente sicuro di volerlo avere nell’equipaggio, così sussurrò al padre “Da quanto tempo è che si trova in queste condizioni?”

“Mesi, non ricordo più quanti di preciso” rispose lui, in tono grave. “Fatto sta che una sera è tornato a casa, si è chiuso in camera e non ne è più uscito”

“Patrick, ti prego, alzati!” supplicò a un certo punto Clarissa. “Ti sembra bello, per noi, vederti in questo stato? Aiutaci ad aiutarti, perlomeno!”

Clarissa non ottenne nessuna risposta. A detta di Eric, il ragazzo sembrava morto. Occorreva dunque prendere la situazione in mano, così si avvicinò al capezzale e aprì la finestra appena sopra di questo, lasciando che la luce del sole primaverile inondasse quel luogo fino a quel momento morto. Immediatamente, un’ape entrò nella stanza, come a voler rendere più naturale quel luogo.

“Mmmh… chi… chi ha aperto la finestra?” sussurrò Patrick, mettendosi le mani in faccia, utilizzando forse la sua voce per la prima volta dopo mesi.

“Ora ascoltami attentamente, Patrick” disse severo il Cacciatore, usando la sua voce fonda e autoritaria, quella che aveva usato per dichiarare guerra a Steven Blackfield. “Qualunque cosa ti sia successa, credi davvero che tu sia l’unico ad aver ricevuto una notizia disgraziata? Be’, devo dire che sei perlomeno un illuso presuntuoso. Ed egoista, lasciamelo dire, perché hai due genitori meravigliosi pronti ad aiutarti, e si strappano i capelli, e piangono, perché non sanno come aiutarti!”

Eric notò che Patrick aveva sgranato gli occhi sorpreso. Aveva aperto una breccia.

“Avessi avuto anche io la fortuna che hai tu… non troppo tempo fa mia moglie è morta. È scivolata dalla nave durante il nostro viaggio di nozze. Il viaggio di nozze. Ed io… io l’avevo anche presa, per un attimo, ma è caduta ugualmente in mare. Ho passato giorni infernali, la notte non dormo, e tutto perché questa mia mano” alzò la mano destra, quella che aveva toccato il freddo palmo di Jane “non ha fatto il proprio dovere. Ho perso la donna che amo, non riuscendo a salvarla. E cosa mi tiene in piedi? La fame e la sete di giustizia, la consapevolezza che Jane, se fosse viva, non avrebbe mai voluto che mollassi. E me lo ha anche detto…” terminò con un filo di voce, ricordando la dolce voce di lei, che un giorno gli aveva ordinato di non mollare, se le fosse successo qualcosa.

“Jane è stata mia moglie per soli tre giorni. Prima di allora, siamo stati fidanzati sette anni. Sette lunghi anni a scambiarci promesse di ogni tipo, che tuttavia la Morte ha impedito. Adesso la sua memoria e le sue idee vivono in me, non è pensabile che io stia davanti alla sua tomba a chiederle scusa e a piangere come in certe ore vorrei fare. E tu? Qual è la tua risposta al mondo? Hai ricevuto chissà quale notizia, ma vuoi davvero nasconderti dal tempo che passa oppure partire con me e avere fra le mani la testa di Steven Blackfield?”

Patrick sulle prime non si mosse, si limitò solo a singhiozzare, per poi scoppiare in lacrime per una decina di minuti. Dopo quella scena, Eric pensò di andarsene deluso e sconcertato, per poi essere fermato dalla voce rotta del ragazzo.

“A… aspetta, Cacciatore” lo supplicò, alzando la testa e mandando in visibilio i suoi genitori.

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2 pensieri su “Il sale e il sangue/07

  1. Il Cacciatore tuttofare! Oltre che cacciatore di taglie, bersaglio per pallottole e scolatore di birra ora è anche un efficace motivatore!
    Trovo interessante come stia raccattando i suoi compagni di capitolo in capitolo, senza che le cose vadano mai come se le aspetta!
    Già che c’è, se può strappare qualche altra provvista al re per tutti noi non sarebbe male!
    Ti consiglio però di rileggere il testo, in questo capitolo a differenza degli altri ho trovato molti errori di battitura.

    Piace a 1 persona

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