Piumone.

Un forte e sonoro battito di martello echeggiò per tutta l’aula. Il giudice diede inizio all’udienza.
“Si dia inizio all’udienza!” dichiarò gracchiante. “Si presenti l’imputato”
Introdotto da un forte clangore di catene, il piumone si sedette proprio di fronte l’autorità. Accanto a quest’ultimo, una coperta e un plaid.
“Qual è il capo d’accusa?” fu chiesto. Poco distante, la stenografa cominciò a far pattinare le sue mani sulla tastiera.
“Cattura gli umani, vostro onore”
Il piumone lanciò un’occhiataccia al pubblico ministero, che si alzò per leggere degli appunti.
“Cattura gli umani e a loro non dispiace neppure. Pensiamo che siano sotto incantesimo, dunque chiedo il massimo della pena”
“Chiamate l’avvocato per la difesa” ordinò il giudice, che effettivamente stava vedendo il piumone e stava pensando che non gli sarebbe dispiaciuto essere sepolto dalla sua imponenza, dalla sua morbidezza, dal sapore caldo di protezione, fatto soprattutto di piume d’oca.
Venne dunque l’avvocato per la difesa, il Generale Inverno. Aveva vinto due guerre contro due uomini terribili, e li aveva piegati. Uno era finito su un’isola, l’altro nascosto in un bunker. Quel giorno, però, era chiamato a costruire una vibrante arringa a favore dell’imputato.
“Vorrei ricordare a tutta la corte che il piumone ci difende dal mostro ghiacciato del freddo”
Si udì un boato sorpreso.
“Cosa intende, Generale?” chiese il magistrato, già improntato per l’assoluzione.
“Quello che intendo è che mettersi dentro il piumone di inverno facilita il benessere, allunga la giornata, posticipa i doveri e a volte li fa sparire. Sono, tutte queste, armi che il mostro ghiacciato del freddo può usare contro tutti noi”
“E, sentiamo, come si chiamerebbe questa entità?” chiese sarcastico il pubblico ministero.
“Alfredo” rispose secco il Generale.
“Bene, bene” annuì il giudice. “Membri della giuria, è ora di conoscere il vostro verdetto.”
La giuria alzò le palette, tutte verdi. Il piumone fu assolto e l’inverno passò, ben caldo, protetto da lui.

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